E’ l’evoluzione della specie (da proteggere) che parte dagli attaccanti, tocca pure i centrocampisti ed arriva fino al portiere. Dal “falso nueve”, al “tuttocampista” arrivando al portiere-libero. L’utilizzo del libero, ruolo assai caro ad Arrigo Sacchi che lo riprese dall’Ajax tre volte campione d’Europa tra il 1971 ed il 1973 per poi, riproporlo in chiave moderna, ma con gli stessi successi al Milan, è caduto in disuso agli inizi degli anni Novanta in ragione della tattica e del fuorigioco. “Tenere la linea di difesa alta” è l’imperativo di molti allenatori e chiaramente un’impostazione tattica del genere non può coniugarsi con la posizione di un giocatore arretrato di due tre passi rispetto agli altri difensori (verosimilmente una linea a tre) a protezione del portiere. Un invito a nozze per attaccanti abituati a vivere perennemente sulla linea del fuorigioco. Un nuovo modo di fare calcio che sta determinando un nuovo modo di interpretare il ruolo del portiere chiamato, oltre che a chiudere la porta contro gli attacchi avversari, anche a mantenere uno stretto contatto a distanza con i suoi difensori. Tempestività ed abilità nel saper giocare con i piedi sono le nuove ed aggiuntive abilità richieste oggi ad un portiere. L’esemplare della nuova specie risponde al profilo di Manuel Neuer, straordinario portiere campione del mondo con la Germania. Fisicità ed elasticità, capacità di leggere l’azione, tempismo e tempestività. Un prototipo perfetto verrebbe da dire. L’anno scorso il Napoli ha potuto contare sulla classe e la personalità di Pepe Reina, un portiere le cui caratteristiche molto si avvicinano a quelle del portiere tedesco, al punto che quest’estate (e qui a qualche tifoso del Napoli potrebbe scendere una lacrima), il Bayern Monaco ha deciso di andarselo a prendere, mettendolo proprio alle spalle di Neuer. Il Napoli ha deciso di puntare sul brasiliano Rafael affiancandogli un portiere d’esperienza che sapesse consapevolmente accettare il ruolo di secondo, Mariano Andujar. Gerarchie prestabilite, ma riscritte nelle ultime settimane. Quasi a furor di popolo Rafa Benitez sceglie Andujar nel match del San Paolo contro il Sassuolo e partita vinta lasciando la porta inviolata. Per la quarta volta nelle cinque occasioni in cui l’argentino è stato schierato titolare. Una semplice coincidenza oppure c’è dell’altro? Dell’argentino colpiscono la capacità di guidare la difesa, come ogni portiere dovrebbe fare avendo una visuale privilegiata dello schieramento delle squadre in campo, e la giusta dose di personalità nelle uscite di piede, quando, come spesse volte è capitato nel match contro i neroverdi, la squadra avversaria cerca di superare la (distratta) linea difensiva del Napoli con lanci lunghi sugli attaccanti. Dall’alto dei propri 194 centimentri, Andujar non sarà né Reina, né tantomeno Neuer, ma forse è quello che Koulibaly e Co. cercavano. Un portiere-libero che sappia guardargli le spalle, trasmettendo quella sicurezza e quell’impatto (in termini di punti) che Rafael al momento non può (non si sente in grado) di assicurare.