Gabbia d'Oro top player del calciomercato

Chi è senza esterni faccia la prima mossa. La rivisitazione profana e calcistica del "chi è senza peccato scagli la prima pietra" è stata la legge del calciomercato invernale di quest'anno. Al Napoli, per la prima volta durante la gestione Benitez, si è deciso di puntare sul made in Italy. Manolo Gabbiadini, classe '91 da Calcinate, è stato ritenuto il profilo ideale, dal punto di vista tecnico ma non solo per colmare il vuoto lasciato improvvisamente da Lorenzo Insigne in quella disgraziata notte di Firenze ad inizio novembre. Tredici milioni e mezzo l'investimento (in pronti contanti) di De Laurentiis per portare all'ombra del Vesuvio uno dei mancini più promettenti del calcio italiano sottraendolo alla concorrenza che in estate si sarebbe scatenata attorno a lui con conseguente formazione di quelle aste da sempre indigeste al numero uno azzurro. "Il classico acquisto in prospettiva", si diceva, con i più maliziosi già pronti a scommettere sull'addio di Josè Maria Callejon in estate. Nonostante i circa mille tifosi ad accoglierlo al suo arrivo a Capodichino, l'acquisto di Gabbiadini da parte del Napoli veniva oscurato dagli eccellenti (sulla carta) colpi in entrata di Milan e Inter che nel frattempo si assicuravano Cerci (dall'Atletico Madrid) e Shaqiri (dal Bayern Monaco). Come sempre il campo, poi si è divertito a rovesciare ogni affrettata valutazione. L'impatto di Manolo con la realtà partenopea ha superato le più rosee aspettative: sono già sette i gol messi a segno dall'ex Samp a cui bisogna aggiungere anche quattro legni per quello che sicuramente è un record, seppur non invidiabile. Ma non solo: di Gabbiadini hanno sorpreso la capacità di adattarsi al nuovo modulo ed entrare sin da subito in sintonia con i compagni di reparto, al punto da "costringere" Rafa Benitez a ritagliargli sempre più spazio. E gli altri? Cerci e Shaqiri insieme hanno totalizzato appena due gol dall'inizio della loro esperienza milanese. Un bottino decisamente scarso se paragonato all'enfasi con cui si accompagnò il loro arrivo a Milano. Quando si dice che le stelle stanno a guardare. E adesso chiamatelo Gabbia d'Oro.

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