Chissà se abbia pesato più il ritiro e le relative polemiche oppure il buonsenso in questo risveglio napoletano. Tuttavia ciò che oggi ha un senso non è solo la vittoria, ma una crescente venatura di ritrovato amor proprio. Non da parte di tutto il Napoli, bensì in parte di esso. Certo, la componente calciatori ha maturato un atteggiamento più propositivo, ma non è questo che ha indirizzato il 3-0 del San Paolo, un successo che va pure al di là dei demeriti della Fiorentina (formazione strampalata, così come la forma fisica e la totale atonia agonistica). Questo 3-0 consente d'uscire dal cono d'ombra nel quale una parte del Napoli s'è cacciato. Perché, non è solo la squadra ad aver segnato i passi della crisi. Qui torti ne hanno un po' tutti. In prima fila ci sono De Laurentiis e Benitez con i loro silenzi o le loro ambiguità e, spesso, pure doppiezze. Ecco, rivedere un gruppo (i calciatori) un po' più determinato, potrebbe essere frutto proprio del deflagrare delle contraddizioni esplose dopo l'eliminazione dalla Coppa Italia. Perché, pur in quel porto delle nebbie e dell'assolutismo presidenziale, finalmente un po' di cose si sono capite. La prima è che la rottura De Laurentiis-Benitez è definitiva: non si commissaria il tecnico prendendo una decisione (la clausura a Castelvolturno) che contraddice la pietra miliare della filosofia calcistica di Benitez. Ma c'è dell'altro: da ora in poi in campo ci si gioca la reputazione e il contratto, ben oltre la questione allenatore. Quindi ognuno per sé e il Napoli per tutti. La campanella dell'allarme è, però, suonata troppo tardi. In campionato le distanze dal terzo posto si affievoliscono di un punto, la Coppa Italia è andata, mentre le ultime fiches il Napoli le ha riposte sul tavolo dell'Europaleague: sarà pur un gioco d'azzardo, sarà senz'altro l'ultima spiaggia per arrivare in Champions, ma si può tentare.
Infine una nota positiva che può segnare l'inversione di tendenza. Hamsik ancora una volta ha ribadito che nel Napoli vuole esserci da protagonista, non da generico o da comparsa. Il suo gol, nei pochi minuti giocati anche contro la Fiorentina, significa che Benitez non può più ignorarlo. Forse per un emergente depotenziamento tecnico.
E a supporto di ciò va evidenziata la freddezza verso Rafa da parte di Hamsik dopo il gol e le parole del proprio manager in settimana ("o lui, o noi"). Già, perché Marek è l'emblema del partito azienda del Napoli, è il calciatore più legato a De Laurentiis. E se Hamsik ha deciso di rompere con chi, in campionato e Coppe, lo ha sistematicamente escluso o sostituito, vuol dire che non c'è più nulla da capire e/o da coprire. Chi, come lui, resterà ancora a lungo nel Napoli ha un solo compito: investire l'intero patrimonio umano e professionale da oggi a fine maggio, Europaleague compresa.