C’era stata, per una volta, una squadra d’acciaio che aveva fabbricato una vittoria che pareva propedeutica. Poi, passati appena tre-giorni-tre, la stessa si è ritrovata, come spesso accade, gonfia di diffcoltà oggettive. Circondato da un clima strano, nel quale ogni circostanza avversa rischia di alimentare la convinzione, il Napoli è sempre più simile a quello che perde con lo Spezia, piuttosto che all’altro bello e, ormai, immaginario di Cagliari. Fin qui, la considerazione di carattere generale. Poi ci sono i dettagli, quelli nei quali si annidano i demoni del Napoli. L’opacità, l’inconsistenza, la mancanza di lucidità sono i lati oscuri (troppi) di questa squadra. Fermiamoci sull’attacco: decine e decine di occasioni e altrettanti “tiracci” nel vuoto. Qui non c’entra la “mancanza di cattiveria”, indiscusso karma di Gattuso. C’è da sfogliare l’album delle incompetenze del Napoli. Diventa paradigmatico un episodio: 94’, Lloriente si trova una palla gol in area e, invece, di cercare la porta si fa cercare dalla paura. Si fa sbattere il pallone sul petto per poi spostarsi. Bah. Incredibile, ma vero.
Non che lo spagnolo sia il solo colpevole. Tutt’altro, nel desolante dopo Spezia, è in buona compagnia: il Napoli mette in mostra alcuni calciatori che non solo sono clamorosamente limitati tecnicamente, ma in più sono assenti nell’anima, nella voglia di reagire ai propri errori. Brutto perdere così, pure per questo Napoli troppo labile.
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