Roma, Varese, Cagliari non sono solo decennali città di calcio, ma luoghi di veri e propri stupri di questo sport. Che sia con uno striscione, con uno schiaffo, o con un coro non cambia nulla, la vigliaccheria e soprattutto la violenza di alcune frange di tifosi si manifesta ormai ripetutamente nel campionato di serie A. Se all'Olimpico sono stati esposti striscioni indecorosi, a Varese i tifosi hanno segato le porte e divelto zolle di campo per 'pura protesta' contro la squadra reduce da molti risultati negativi. A Cagliari si è arrivati addirittura all'aggressione fisica con spinte strattoni e schiaffi. E allora la domanda sorge spontanea: cosa dovranno fare ancora? Forse qualcuno non se n'è ancora accorto ma il confine tra ultras e delinquenti spesso è assai labile; non che non ci sia ma guarda caso non sono mai stati chiusi altri settori al di fuori delle curve. Ma ciò che più rende ridicola la questione agli occhi dei tifosi del calcio, prima ancora che della propria squadra, è che (giusto per citare un esempio) il ministro degli interni Alfano, ha annunciato gli esiti dell'indagine della Questura dopo Roma-Napoli: 4. Sono 4 (!) le persone individuate come responsabili e che verranno sottoposte al Daspo; però forse ministri e organi preposti non hanno notato un piccolo particolare, quello striscione era lungo circa 40 metri. Ora o in curva sud durante Roma-Napoli c'erano in totale una cinquantina di persone (e la cosa mi sembra al quanto discutibile), oppure il numero di persone che sostenevano quello striscione era almeno dieci volte di più. Questo non è altro che il frutto di una cancerosa giustizia italiana che non garantisce in alcun modo una certezza della pena. E' come se nel paese i delinquenti fossero consapevoli di incorrere in sanzioni penali solo nel 10% dei casi, una percentuale misera ed irrisoria. Vista l'incapacità di alzare quella percentuale, si mira a sanzionare tutti. Chiunque fosse presente in quella curva, ma non sapeva nemmeno cosa fosse scritto su quello striscione, ha dovuto scontare una giornata di squalifica allo stadio avendo pagato regolarmente un abbonamento che garantisce un diritto di proprietà. Tale diritto è uno dei più ferrei che esista in ambito giudiziario, e, sopprimendo un settore di stadio ritenendolo interamente colpevole degli accaduti, non si fa altro che commettere un delitto giuridico. Sta diventando, questo, un calcio malato, ma l'aspetto più preoccupante è che la cura sia peggiore della malattia stessa. Le società di calcio pagano milioni di euro per steward allo stadio che percepiscono una miseria e subiscono la violenza e la prepotenza di certi individui, senza contare praticamente nulla all'interno della struttura. Soldi spesi male e soprattutto per persone che rischiano la loro incolumità per una manciata di euro. Il denaro potrebbe essere investito per dotare questi corpi di sistemi di autodifesa con corsi e attrezzi volti a sradicare questo tumore dalle curve italiane. Sono circa 60 anni che in Italia si va avanti con la diplomazia e con le solite frasi "La violenza non si combatte con la violenza" ma siamo proprio sicuri che questa strategia stia portando i frutti sperati? Le immagini che vengono trasmesse dall'inghilterra ci mostrano addetti alla sicurezza con manganelli e stadi con celle di sicurezza; sarebbe il caso di cominciare ad apprendere qualcosina dall'oltremanica e cercare di farlo meglio di come loro apprendono da noi per la cucina.
[ Leonardo Vivard ]
Twitter: @LeonardoVivard