Tifo e politica, la morte di Ciro Esposito

Pochi giorni fa il coraggioso giornalista de “L’Espresso” Lirio Abbate, da anni sotto scorta perché autore di scottanti inchieste sugli intrecci tra politica e malavita a Roma, ha riportato la seguente notizia: una formazione neofascista vuole conquistare la Curva Sud. E dalla difesa di Daniele De Santis, presunto killer di Ciro Esposito, è passata agli attacchi. Con un piano politico.
“Padroni di casa”, è questo il nome del gruppo che cerca di condizionare tutta la vita di una squadra di calcio: dal tifo alla gestione societaria. Quello che sta accadendo all’Olimpico è un fenomeno del tutto nuovo, estraneo perfino al tifo più duro e puro. Un concentrato di odio che prova a rompere i codici non scritti del tifo organizzato e  che mira a portare consenso sociale per criminali veri e propri. I protagonisti di questa operazione sono comparsi pochi anni fa  nella zona inferiore della Curva Sud, indossano guanti neri e urlando slogan poco amichevoli e “politicamente connotati”. Alcuni pezzi grossi di “Padroni di casa” compaiono nelle intercettazioni dell’indagine “Mafia Capitale” che ha portato in carcere il neo-fascista, nonché uno dei capi della Cupola romana, Massimo Carminati. La storia di questo gruppo di ultrà si incrocia con l’omicidio di Ciro Esposito, il giovane tifoso del Napoli morto per un colpo di pistola al petto dopo 53 giorni di agonia. Dell’omicidio, avvenuto il 3 maggio 2014 nei pressi dello Stadio Olimpico, pochi minuti prima del fischio di inizio della finale di Coppa Italia tra Napoli e Fiorentina, è accusato Daniele De Santis, detto Gastone, già noto alle forze dell’ordine e legato all’estrema destra romana. La Magistratura capitolina ha chiesto per De Santis il processo dinanzi ai giudici della Corte d’assise. Molti testimoni hanno riconosciuto De Santis come l’uomo che sparò quel giorno, l’imputato stesso ha ammesso di aver aperto il fuoco ma per legittima difesa perché aggredito. I testimoni parlano di bombe, forti esplosioni e di un commando con guanti e berretti neri. Ci sono anche dei filmati fatti da tifosi del Napoli che confermerebbero le dichiarazioni.
De Santis, insieme ad altri complici tutt’ora ignoti, avrebbe lanciato bombe carta contro un autobus di tifosi napoletani. Poi si sarebbe dato alla fuga perché inseguito da alcuni supporter azzurri, fra cui Ciro Esposito. Una volta raggiunto avrebbe aperto il fuoco. Secondo la ricostruzione dei PM si tratterebbe di un’azione collettiva: testimonianze, filmati e dinamica dell’azione suffragano tale tesi. Fino ad oggi l’imputato si è rifiutato di rispondere a qualsiasi domanda, sostiene di essere stato minacciato e di temere per incolumità della sua famiglia. Ma di chi ha paura? Forse di criminali che utilizzano il calcio come pretesto per costituire una rete di violenza? De Santis parlerà solo al processo, per ora una parte non trascurabile degli ultrà giallorossi lo ha protetto, manifestandogli una continua solidarietà. Nel frattempo è partito l’attacco nei confronti di Ciro Esposito e soprattutto nei confronti di Antonella Leardi, madre della vittima e da tempo impegnata “a portate un messaggio di armonia volto a pacificare le curve e ad isolare il tifo violento”. Gli ultrà (camerati) giallorossi  hanno dapprima manifestato la loro opinione con scritte denigratorie sui muri della capitale. Successivamente hanno portato il messaggio dentro lo stadio esponendo uno striscione in favore del presunto killer. Tutto questo per infangare la memoria della vittima. A questo punto inizia un fenomeno nuovo, una mescolanza tra tifo e violenza politica. Una parte degli ultrà giallorossi si dissocia da De Santis, ma un’altra parte lo sostiene fino in fondo, potendo contare su appoggi politici al di fuori della Capitale. Una ragazza di Casa Pound Napoli, su un noto social forum, accusa Antonella Leardi di lucrare sulla morte del figlio. Una settimana dopo compare all’Olimpico uno striscione dello stesso tenore. Esasperato da tanta inciviltà e odio interviene direttamente il Presidente della Roma James Pallotta. Il quale ha definito gli autori dello striscione come “fottuti idioti”. Da quel giorno parte del tifo ultrà giallorosso ha trovato un nuovo nemico contro cui scatenare l’ennesima offensiva. Cori , scritte e manifestazioni contro Pallotta sono all’ordine del giorno. E oltre gli attacchi verbali non sono mancati episodi intimidatori nei confronti della Società: alcune molotov sono state lanciate contro due Roma Store. Qualche giorno fa c’è stata un’inquietante riunione tra militanti  (e tifosi) neofascisti napoletani e romani, che hanno “festeggiato” esibendo dei cartelli contro Ciro Esposito. C’è forse un disegno più ampio dietro la morte del giovane tifoso?  Si sta provando a “rimettere in moto” una strategia della tensione in un momento storico non facile per il Paese? Si utilizzano gli stadi e le rivalità tra ultrà come banco di prova per poi eventualmente passare ad “altri luoghi e situazioni”? La memoria riporta a momenti tragici.

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