Se non fosse così sciagurato, il destino del Napoli sarebbe paradossale, almeno a sentire il moviolista di Canale 5. È fuori dall'Europa League ancora una volta per colpa dell'arbitro, così come all'andata. Insomma, manciate di complottismo immolate all'audience! No, grazie. Per un paio di buoni motivi: perché non inseguiamo nemici per evitare di affrontare i problemi. E poi perché, rete irregolare a parte, sarebbe terminata senza gol e per gli azzurri senza finale di Varsavia. Dice bene Benitez: siamo stati eliminati dai nostri errori. E parecchi, e non di poco conto, soprattutto suoi. La realtà è, infatti, ben altra: è quella delle cifre, negative. Il Napoli continua a rivedere al ribasso i propri traguardi perché non è in grado di ottimizzare le risorse di cui comunque dispone. Punto. Il resto è una gabola, è letteratura da talkshow, è un modo come l'altro per tenere i tifosi attaccati alla tv e mantenere più su l'audience. Nella storia di questa stagione, non ci resta che annotare la desertificazione degli obiettivi: il Napoli è stato eliminato da Coppa Italia ed Europa League, l’hanno messo alla porta in campionato - tranne miracolosi ultimi minuti del torneo – e ora ha davanti a sé un triste bilancio. Insomma, a Kiev s’è toccato il punto terminale di un’illusione che spariglia le carte: facciano i conti un po' tutti, cominciando da De Laurentiis, passando per Benitez e finendo con i calciatori. Perché i disastri, come i giorni migliori, non hanno un solo padre.
De Laurentiis credeva che con la squadra messa su ad agosto avrebbe vinto pure lo scudetto. Invece è stato come andare a Disneyland ed essere saliti solo sull'altalena. Benitez, mentalmente estenuato è imploso nella sua superbia tattica, perché ormai spogliato di ogni punto d’arrivo, esprime continuo disagio, cavalcando le proprie incertezze. Ed ecco la squadra: si dirà che ha pur dato straordinarie prova di bel calcio, incantando a Wolfsburg. Quasi bastasse qualche buona giornata per dimenticare le partite insulse, le scelte sbagliate senza spiegazioni logiche e le mete bruciate per abulia di arroganza e presunzione.
Finalino su una considerazione del mio saggio amico Franco Di Stasio: le squadre piccole s’impegnano molto con le grandi, come del resto fa il Napoli. Le grandi squadre battono quasi sempre le squadre piccole, come il Napoli non fa. Conclusione: ma se il Napoli si comporta da piccola, perché la definiamo grande? È supervalutato? Caro Franco, come te, credo proprio di si!