Dalla Lazio alla Lazio: il Napoli prova a decollare

Dov’eravamo rimasti? Era il 31 Maggio di quella che ormai sembra essere un’altra epoca. Il Napoli di Rafa Benitez riscopre maledettamente se stesso nei novanta minuti conclusivi contro la Lazio. Al San Paolo gli azzurri si giocano l’ultima possibilità di staccare il pass per i preliminari di Champions League. I 50 mila di Fuorigrotta non possono credere ai loro occhi, quando dopo appena quarantacinque minuti i laziali sono in già vantaggio per 2-0 grazie ai gol di Parolo e Candreva (assente domani per infortunio). Ma al ritorno dagli spogliatoi, il Napoli (ri)sale sull’altalena spingendo con se anche i propri tifosi. Ci pensa Higuain a far cadere dal piedistallo una Lazio frastornata dalla musichetta della Champions. Ma non basta, serve vincere. Il San Paolo spinge ed il Napoli sfonda a destra con Maggio. Rigore! Higuain, fino al lì perfetto con 29 gol tra campionato e coppe, ha l’occasione di riscrivere dagli undici metri il finale di una stagione vissuta tra la disperazione e l’esaltazione collettiva. Rincorsa del Pipita, tiro…alle stelle. La partita per il Napoli finisce al 31’ del secondo tempo. Con quel pallone spedito in curva da Higuain ci finiscono anche la gloria, i soldi ed il fantomatico “progetto”. Per la cronaca la Lazio trionfa 4-2 e vola in Champions. Il pallone, però, continuerà a rotolare ed allora parte la rivoluzione, anzi la “provincializzazione” targata De Laurentiis-Sarri. Ciak…si cambia: sponsor tecnico, metodi d’allenamento e schemi, strategie di mercato. Altro che spesa presso le più nobili boutique europee (Real Madrid, Psv Eindhoven) il calcio in Italia si fa “diversamente” valorizzando il “meglio” che c’è. Ecco Valdifiori, Allan ed Hysay dalla rivalutata provincia italiana. Spunta Chiriches dall’Inghilterra. Ritorna (a furor di popolo) Reina. Sul gong del calciomercato, però, il Napoli è la solita eterna incompiuta tra vizi, errori, polemiche e tu chiamale se vuoi incomprensioni (Soriano). Si riparte, però male da un ko a Sassuolo che increspa la cresta di Hamsik ed il mare alle pendici del Vesuvio. A portare aria nuova, dopo due pareggi per 2-2 contro Sampdoria ed Empoli – diversi e uguali a modo loro – è l’Europa League con la manita al Brugge. Una manita, uno schiaffo sonoro per scacciare via lo scetticismo che ricopre (visibilmente) il San Paolo che domenica contro la Lazio sarà ancora semivuoto. Si, ancora la Lazio, perché il calcio è un eterogenesi di corsi e ricorsi storici. Si riparte da dove tutto si era fermato, per tornare a spiegare le ali anche in campionato. Magari da quel 4-3-3 che tanto è piaciuto contro i belgi. Anche questo in fondo testimonia che si è giunti in un’altra epoca.

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