Pavoletti e il principio della discontinuità

Il Napoli nelle ultime gare si è dimostrato una macchina quasi perfetta, gioco con i soliti automatismi, ma stavolta supportato da una condizione psicofisica ottimale, che ha permesso agli azzurri di convertire in goal le occasioni prodotte, di tradurre la bellezza in risultati. Ben 15 reti in 4 gare ed un Mertens che non ha dimostrato solo di potersi adattare come prima punta, ma anche di poter sfrutture meglio, in quel ruolo, le sue capacità balistiche. Un osservatore ingenuo ora potrebbe, senza troppe confutazioni, portare avanti la tesi secondo la quale il Napoli abbia trovato in Mertens un titolarissimo che non vale la pena smuovere dalla sua nuova collocazione, in attesa del ritorno di Milik. La mia tesi muove invece in una direzione contraria ma complementare; a mio avviso, infatti, Pavoletti sarà utilissimo al Napoli proprio per l'eccellenza raggiunta dal collettivo, che solo un contributo "specialistico" come quello di un centravanti classico, che sa fare pochissime cose ma in maniera impeccabile, può ancora migliorare. Ci tengo subito a sottolineare che ritengo Pavoletti, come livello assoluto, inferiore ai suoi futuri compagni di squadra. E allora perchè Pavoletti? Credo che Pavoletti garantirà alla squadra quella facoltà, la cui mancanza, ha penalizzato fino ad ora il Napoli: la facoltà di poter cambiare pelle, di potersi adattare a quei momenti della partita e del campionato, in cui il motore perde i suoi soliti giri, o in cui gli avversari riescono a prendere la contromosse. Per legittimare questa mia posizione, mi rifaccio ad un' asserzione contenuta in un testo di logica matematica, scritto dal filosofo tedesco Gottlob Frege. Nel testo "Principi dell'aritmetica", Frege sostiene infatti, che un sistema, per poter funzionare, debba poter essere non-identico a se stesso, debba poter essere discontinuo. Si tratta del "concetto di zero". Pavoletti con le sue qualità fisiche notevoli, con la sua abilità da rapace d'area di rigore, con il suo calcio non bello da vedere, ma essenziale, permetterà allora al Napoli di poter "essere il Napoli", anche in quelle occasioni in cui il "Sarrismo" si ridurrà a mera ideologia, e in campo servirà la forza operaia, la giocata grezza, la rabbia di chi non è nato con il talento, ma con tanta voglia di lottare.

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