Mertens il “il maradoniano”

Godiamoci questa scalata alla classifica, festeggiamo (un calice di buon spumante) questo fenomeno di ragazzo che si chiama Dries Mertens, ma andiamo avanti senza perderci in brindisi di lunga durata: i rischi ci sono ancora e non ci si può rilassare mai.  Il Napoli merita di salire sul podio del terzo posto – ma la verità storica della classifica dovrà essere necessariamente un’altra - perché ha i numeri (37 gol, miglior attacco della serie A) e la qualità per ricominciare la caccia alla Juventus. La piazza numero due è, ormai, lì, a un punto. Lì dove oggi staziona la Roma, ma che sembra così in bilico che basterebbe un’altra piccola serie di vittorie azzurre per scansarla.  Il 5-3 al Torino letto con l’animo di chi ci fa vivere nel divertimento puro – leggi il gioco del Napoli – lancia la squadra nei sogni più arditi dei tifosi. Ed è giusto che sia così. C’è voglia di sperare in un campionato diverso da quello scorso e di una lotta a due, tra Napoli e Juventus, che abbia un finale meraviglioso per la Sarri band. O se preferite giocare con le parole con questa “sarribanda” di manovre spericolate, colpi geniali, gol a grappoli. E poi le emozioni, tante e tali che ti fanno cortocircuito dentro. Tuttavia c'è sempre l’andamento surreale e un finale al batticuore come col Torino. Perché il Napoli fa “la grande” anche quando tutto sembra essersi messo per il verso giusto (prima mezz’ora 3-0) e non si presta a calcoli. Gioca tutti i 90’ per vincere contro gli avverarsi e contro se stesso, ovvero gli errori di un'azione difensiva spesso dormiente. Eccoli qui quei rischi, quelle leggerezze sulle quali gli sbagli continuano a pesare. Ma per fortuna oltre i cali di attenzione, c’è Mertens, che coralità o non coralità, spesso gioca da solo e lo fa talmente bene che i suoi quattro gol non sono un record di quantità, ma di qualità. Perché il calcio, oltre a essere geometria è anche fattore umano, dove i calciatori bravi contano, eccome. D’accordo la tecnica, d’accordo la tattica, d’accordo l’aspetto atletico, ma se poi quando una squadra si schiera sul campo, si scopre che ce ne è uno che ti cambia il volto della partita. Beh, allora i segnali per avere obiettivi più alti di un quarto o terzo posto ci sono tutti.  E qui il cilindro magico di Sarri ha messo fuori Mertens che contro il Torino s’è consacrato alla schiera dei talenti puri.  Pochi fronzoli, pochi ghirogori e tanta sostanza, che è quello che desidera Sarri,  al quale poco importa che gli imputino bellezza e spettacolo. Ebbene sì, Sarri sta plasmando il piccolo grande Dries domenica dopo domenica. Centravanti, esterno, trequartista e regista (nel finale di partita col Toro), il prodigioso Babbo Natale venuto dal Belgio, ha segnato in una settimana i gol che Higuain, Dzeko e Icardi hanno messo insieme in tre mesi e mezzo. Certo, non è uno di quei dati che ti fanno sembrare il calcio scienza pura, ma le dieci reti totali di questo ragazzo in maglia azzurra – compreso il capolavoro del suo quarto centro al Torino – vorranno pur dire qualcosa. 

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