Gattopardo napoletano

Nessuno ha ascoltato il Napoli con i suoi buoni propositi, infelicemente giunto al terzo cambio d’allenatore.  Perché si trattava del solito dire, fare e nulla combinare. Che è diventato il “Gattopardo Aureliano”  (tutto cambia, affinché nulla muti) seguito dalle pie intenzioni di una squadra che non riesce a mostrare nulla di più che pallide prestazioni. Eppure - dicono in tanti - s’è vinto lo scudetto, il Napoli è campione d’Italia e… via discorrendo. Non è così: quel triangolino tricolore, purtroppo, adesso è una pura, triste formalità.

Ormai il Napoli, più che inseguire posti liberi per l’Europa, deve preoccuparsi di ritrovare se stesso. Un’impresa per una squadra che ha conquistato 2 punti nelle ultime 3 partite, fallendo esami all’apparenza facili e mandando all’aria pure la sfida con un Cagliari volonteroso e basta. Già,  nemmeno quei novanta e dispari minuti hanno prodotto effetti. 

Anzi, anche oggi il Napoli è uscito di pista ed è tornato a non vincere una partita in campionato a oltre tre settimane dall’ultima. È uno schianto che fa male, perché sono molte le cose che non funzionano e sono sempre le stesse: squadra esausta mentalmente e fisicamente, totale apatia agonistica. Insomma, un Napoli, come aveva predetto Spalletti, che dopo l’anno meraviglioso non avrebbe potuto ripetersi. Dunque, è alle sue spalle che ora la compagnia azzurra deve guardarsi. Perché questa è la crisi dell’intero mondo Napoli, uno stallo diventato uno psicodramma calcistico con tanto di autori e interpreti: giocatori abulici e scontenti, Mazzarri inascoltato e cacciato, presidente tuttofare. Numeri impietosi e spettro di un capitombolo continuo. 

Tuttavia su questo pianeta Napoli, almeno per il momento, ci sono anche i tifosi, i comuni mortali. E avranno pur diritto a uno spettacolo dignitoso, a una prospettiva, a un destino più felice.

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