L’amarezza di una qualificazione

Un autunno ruggente da ricordare e una qualificazione (stentata) ai quarti. I lati contrapposti di Champions ed EuropaLeague si incrociano nella mente del Napoli: dal sentirsi grande con i grandi a essere timido con chi non è tuo pari.  Avversari modesti e inconcludenti come lo Zurigo o caparbi ma assolutamente normali come lo Strasburgo sono ormai solo i doni di due sorteggi. Oggi all'orizzonte compaiono squadre di levatura, quasi iniziasse una piccola Champions. Cosa resta oggi di quel Napoli testa a testa con Psg e Liverpool e che teneva in ansia pure la Juve in campionato? A spiare tra le pieghe della partita col Salisburgo c’è solo uno spiraglio: quei pochi minuti di personalità nel primo tempo. Poi il nulla o quasi. Gioco indefinibile al punto da creare un paradosso: Milik, l’autore del gol, é forse quello che ha deluso di più. 

Avrebbe dovuto tenere alta la palla, puntare i difensori centrali, che erano il punto debole. Ma Milik, inconsapevolmente, ha alzato il velo anche sul reparto d’appartenenza, li dove mancano, e da un bel po’, due punte, una di gamba, l’altra di potenza, forza fisica. Una coppia d’attacco e d’avventura, insomma. Un Lavezzi e un Higuain per intenderci.

E questo più quello, più altro ancora, evidenziano il malessere del  Napoli, che oggi si porta per intero dentro di se ogni sorta di dubbio. Sembra che la squadra si stia spegnendo nella delusione di un campionato che, colposamente, ha già consegnato alla noia, prima che alla Juve. Che errore staccare la spina, proprio sul più bello!

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